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Eucharistomen
«65 anni fa, un fratello ordinato con me ha deciso di scrivere sulla immaginetta di ricordo della prima Messa soltanto, eccetto il nome e le date, una parola, in greco: “Eucharistomen”, convinto che con questa parola, nelle sue tante dimensioni, è già detto tutto quanto si possa dire in questo momento. “Eucharistomen” dice un grazie umano, grazie a tutti» così Benedetto XVI nel 2016 rispondeva agli auguri di papa Francesco per il suo anniversario sacerdotale.
Anch’io rubo al papa emerito quel congiuntivo esortativo greco “rendiamo grazie!” per mostrarvi la mia riconoscenza: ai parenti, amici, conoscenti e a tutti i fedeli convenuti quel giorno intorno all’altare del Signore. Oltre ai ringraziamenti di domenica scorsa – quanto lavoro, quanti volontari per far festa! E che signora festa! – permettetemi di aggiungere un grazie a tutti coloro che con un segno, un biglietto, un regalo hanno mostrato il loro affetto e la loro amicizia: nella confusione di quel giorno forse non sono riuscito a ringraziare tutti immediatamente, ma sappiate che c’è stata una preghiera per tutti, mentre scartavo pacchi, buste e pacchetti.
Non finiva però solo sul piano umano il ringraziamento del papa: «“Eucharistomen”: in quel momento l’amico Berger voleva accennare non solo alla dimensione del ringraziamento umano, ma naturalmente alla parola più profonda che si nasconde, che appare nella Liturgia, nella Scrittura, nelle parole “gratias agens benedixit fregit deditque”. “Eucharistomen” [= “rendiamo grazie a Dio, ossia celebriamo l’Eucaristia!”] ci rimanda a quella realtà di ringraziamento, a quella nuova dimensione che Cristo ha dato. Lui ha trasformato in ringraziamento, e così in benedizione, la croce, la sofferenza, tutto il male del mondo. E così fondamentalmente ha transustanziato la vita e il mondo e ci ha dato e ci dà ogni giorno il Pane della vera vita, che supera il mondo grazie alla forza del Suo amore. Alla fine, vogliamo inserirci in questo “grazie” del Signore, e così ricevere realmente la novità della vita e aiutare per la transustanziazione del mondo: che sia un mondo non di morte, ma di vita; un mondo nel quale l’amore ha vinto la morte. Grazie a tutti voi. Il Signore ci benedica tutti». E così sia.
Don Angelo Matteo Radaelli