19 Maggio 2024
2 Dicembre 2023

Amore e preghiera… amare la preghiera

«Questo è il paradosso fra l’uomo e la donna: due bisogni infiniti di essere amati si incontrano con due fragili e limitate capacità di amare. E solo nell’orizzonte di un amore più grande non si consumano nella pretesa e non si rassegnano, ma camminano insieme verso una pienezza della quale l’altro è segno» (R.M. Rilke).

La triste vicenda di Giulia ha toccato tutti profondamente, facendo nascere in ciascuno di noi molte domande, insieme a paure e angosce. Il rischio è che, passato un po’ di tempo, cada tutto nel dimenticatoio. Eppure ciò che c’è dietro a questo fatto, e a molti altri simili, chiede a tutti noi di interrogarci profondamente, almeno su un aspetto decisivo della nostra umanità: la capacità di amare.
Il poeta e scrittore austriaco Rilke mette davanti a noi il nocciolo della questione dell’amore umano: il nostro cuore riconosce di avere un bisogno infinito di amare, ma si accorge anche di non saperlo fare, di non esserne in grado, né all’altezza. L’umiltà che ne potrebbe scaturire è la spinta a camminare sulla via dell’amore, sempre, senza stancarsi; ma quando quella viene a mancare, rischia di insinuarsi l’orgoglio e la pretesa sull’altro.
Noi cristiani abbiamo una grande responsabilità e un grande compito, non per meriti che non pretendiamo di avere, quanto piuttosto perché crediamo all’Amore, quello “più grande”, quello di Dio. Un amore che si è fatto dono fin dalle origini, e sicuramente si è reso evidente il giorno in cui Dio decise di farsi uomo, proprio per insegnarci la via dell’amore più grande.
Siamo all’altezza di questa responsabilità?
Abbiamo voglia di prenderci questo impegno?
Suggerisco una pista: il luogo dove ci accorgiamo di essere amati è la preghiera. È lì, in quegli attimi dove non consumiamo le nostre parole, ma prestiamo orecchio alla sua Parola, riconoscendo la sua Voce, che sperimentiamo la sua presenza graziosa nelle trame dei nostri giorni. È entrando in noi stessi, vedendo come Lui opera in noi, per noi e con noi, che possiamo aprire il cuore alla gratitudine per “l’amore con il quale ci ha amati” e ci ama.
Possibile che non riusciamo proprio a “perdere tempo” nella preghiera, neanche nei tempi forti dell’anno come il tempo di avvento? Possibile che uno la metta sempre all’ultimo posto, “se ho tempo”: dopo lo sport, dopo gli amici, dopo il cellulare, dopo il divano…? Possibile che uno non abbia trenta minuti di tempo in una settimana per un colloquio personale con l’Amore?

Don Luca