7 Novembre 2024
9 Marzo 2024

A proposito del cieco, luce e tenebre

I 925 parlamentari francesi, deputati e senatori, riuniti in Congresso nella reggia di Versailles hanno approvato l’inserimento del diritto all’aborto nella Costituzione. La Francia è il primo Paese che decide di inserire l’interruzione volontaria di gravidanza nella propria Carta fondamentale. Sono stati 780 i voti a favore. Il testo dice così: «La legge determina le condizioni nelle quali si esercita la libertà garantita alla donna di far ricorso a una interruzione volontaria di gravidanza».
Il testo non dice “diritto di aborto”, parla di esercizio libertà garantita; espressione che mescola facoltà e pretesa, libertà di fare e diritto di esigere, in una Francia dove l’aborto ha numeri di massa, oltre 234mila nel 2022. La scelta è chiaramente ideologica. La Dichiarazione del 1789 definì: «La libertà consiste nel poter fare tutto ciò che non nuoce ad altri». Il male non è libertà, non è libertà la morte.
L’aborto fa il male d’un altro essere umano, gli toglie ciò che è suo, la vita, è una ingiustizia inflitta alla radice dell’esistenza. L’ideologia abortiva è un lume spento a cancellare nel buio il volto del figlio ucciso. Fino a negarne la consistenza umana; fino a farne un intruso, un ingombro da cui il corpo asservito si libera. Questa percezione pervertita non tocca più neppure i sentieri del diritto, ma quelli del potere sul corpo proprio e sulla percezione indotta del “corpo estraneo” dentro di sé.
Se c’è qualcosa che grida, dentro l’emendamento alla Costituzione francese, è il silenzio sulla libertà di mettere al mondo il proprio figlio, contando sulla solidarietà sociale della comunità che si accresce di un proprio membro, di un proprio figlio. Singolare lacuna di una norma che finisce per gestire un fallimento, anziché prevenirlo e scongiurarlo; incapace di provvidenze salvavita e dedita a spicci funerali di vite uccise, mascherati da sgombero di superflui rifiuti.
A difendere la vita sono rimasti i vescovi di Francia. Per ragioni di Ragione prima che di Fede. E fuor di politica, perché la vita dei figli del grembo ha per solo partito l’amore alla vita. La Chiesa, come è detto nel Concilio, non è legata ad alcun sistema politico, ma è «il segno e la salvaguardia del carattere trascendente della persona umana».

Giuseppe Anzani, Avvenire, domenica 3 marzo 2024