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Il Giubileo e la misericordia
Oggi celebriamo la domenica detta del Perdono, e questo ci permette di collegarci a quella caratteristica propria di ogni giubileo che è la celebrazione della Misericordia di Dio.
Già il termine “misericordia” ci suggerisce il significato primario di questa realtà: avere un cuore per i miseri. Il termine ebraico rachamin va oltre: indica non tanto il cuore quanto piuttosto le viscere, l’utero materno, come a dire che la misericordia è un atteggiamento viscerale, che coinvolge tutta la persona; non è solo un’e-mozione, un sentimento, ma spinge anche ad aprire le mani e a muovere i piedi per andare incontro ai miseri e sollevarli dalla loro condizione.
Nel vangelo Gesù cita la cosiddetta “regola d’oro”: “Ciò che non vuoi sia fatto a te, non farlo ad un altro”, che nella sua formulazione positiva suona: “Ciò che vuoi sia fatto a te, fallo all’altro”. Questa regola chiede di oltrepassare il proprio io, di mettersi nella situazione dell’altro e di agire come io desidererei che l’altro agisse con me. Il presupposto è la visione di un uomo non chiuso in se stesso, egocentrico ed egoista, ma aperto a condividere le sofferenze e i desideri dell’altro.
Al centro del messaggio di Gesù sta l’annuncio di Dio come Abbà, Padre, anzi “papà”; un annuncio rivolto anzitutto ai miseri, ai quali Gesù proclama l’anno di grazia del Signore (Lc 4): tale anno di grazia è proprio il Giubileo!
Dio è una padre misericordioso. C’è più gioia in cielo per un solo peccatore convertito che per novantanove giusti, che non hanno bisogno di conversione (Lc 15,7). Queste parole sono rivolte a tutti noi quando ci consideriamo puri e giusti, disprezzando ed escludendo i peccatori (come Zaccheo nel Vangelo di oggi).
Accogliere il vangelo della misericordia ci fa entrare nella logica della gratuità: “gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” (Mt 10,8). E niente è più esigente della gratuità: ci tocca nel più intimo e ci invita al dono di noi stessi fino in fondo, fino a condividere l’atteggiamento di Gesù che, “avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine” (Gv 13,1).
don Luca